giovedì 29 novembre 2012

Il desiderio di spiegare

Recentemente mi è capitato tra le mani un bellissimo saggio di Isaac Asimov che avevo letto tanti anni fa.
Già dal suo titolo, "Civiltà extraterrestri", quel libro del 1979 promette al lettore mondi affascinanti e sorprendenti rivelazioni.
E la grandezza di Asimov è che quello che promette, lo mantiene anche.
Sfogliando dopo molto tempo quel volumetto, una frase in particolare, tratta dall'introduzione, ha catturato la mia attenzione:

"Ardo dal desiderio di spiegare, e la mia massima soddisfazione è prendere qualcosa di ragionevolmente intricato e renderlo chiaro passo dopo passo. È il modo più facile per chiarire le cose a me stesso."

E' una specie di manifesto del modo di fare divulgazione di Asimov; ed è anche, per quel poco o nulla che può contare, una perfetta descrizione dell'origine del piacere che io stesso provo nel divulgare la scienza.
Può sembrare egoistico, ma io credo che il vero divulgatore sia, innanzitutto, uno che ha bisogno di spiegare le cose a se stesso, prima ancora che al pubblico.
Leggendo i saggi di Asimov, maestro di tutti i divulgatori scientifici, il lettore percepisce quel sottile piacere nel "prendere qualcosa di ragionevolmente intricato e renderlo chiaro passo dopo passo": ma l'intensità del piacere provato dal lettore è proporzionale alla capacità dell'autore di entusiasmare e appassionare.
E in Asimov (come d'altra parte in altri grandi divulgatori), è facile immaginare che questa passione ha origine proprio dal fatto che la spiegazione della "cosa intricata" ha entusiasmato, prima di qualsiasi lettore o ascoltatore, l'autore stesso.

Galileo scrisse "parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi". Ma la lezione di Asimov è che non basta parlare chiaro per essere buoni divulgatori (benché sia fondamentale): occorre anche avere sperimentato intimamente, dentro di sè, quel desiderio "ardente" di spiegare a se stessi qualcosa di apparentemente difficile, e aver poi provato quella grande soddisfazione che nasce dall'accorgersi di esserci riusciti.

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